04 NOVEMBRE: ALTO GARDA, TRA OLIVI E CASTELLI
Il fascino del lago, sua maestà il Garda, è sempre vivo in me. Saranno i trascorsi agli albori della mia vita lavorativa, saranno i panorami maestosi posatisi nel profondo del mio animo e che escono ogniqualvolta mi avvicino a questi lidi, odoranti di salmastro e d’olivo, sarà quel che sarà ma l’emozione è sempre vibrante. Cantiamola con Rainer Maria Rilke, i cui versi echeggiano muti sulla passeggiata che da lui prende il nome, poco sopra l’abitato, nelle olivaie digradanti verso il castello:
“...Oh valle ricca d’arie profumate!
Corron acque con mormorio leggero.
Oltre chiare colline ecco affiorare paeselli che fumano pace,
solitari castelli.
E noi vaghiamo allora lungo l’acque,
senza fine, fanciulli sereni, immersi in idilliaca libertà.
Si fa preghiera il volere selvaggio,
e il desiderio pura gratitudine."
“...Oh valle ricca d’arie profumate!
Corron acque con mormorio leggero.
Oltre chiare colline ecco affiorare paeselli che fumano pace,
solitari castelli.
E noi vaghiamo allora lungo l’acque,
senza fine, fanciulli sereni, immersi in idilliaca libertà.
Si fa preghiera il volere selvaggio,
e il desiderio pura gratitudine."
Da Arco al Castello
Dalla centralissima via Segantini (appena entrati ecco Palazzo Panni, palazzo secentesco ora sede del MAG-Museo Segantini), si diramano alcuni viottoli che portano già qualche metro al di sopra delle case del centro (via Bettinazzi), comunque tra altre case che denotano ancora la ruralità ottocentesca del paese, assurto a centro termale e turistico alla fine dell’Ottocento grazie alla assidua presenza di membri della famiglia Imperiale Asburgica. Dedicati ai passati fasti nobiliari il Parco Arciducale, ora Arboreto di Arco, il Carnevale e i mercatini Natalizi, denominati Asburgici nonché vari hotel e Residenze turistiche. Alla fine della via da uno scorcio si intravvede la possibilità di scendere alla centrale Piazza III Novembre, vero centro della cittadina dove, oltre alla bellissima Chiesa della Collegiata, anch’essa Secentesca, spiccano il Municipio, il Palazzo Marcabruni-Giuliani, il Palazzo del Termine (o della Lega non riferendosi a formazione politica) e il Palazzo Marchetti. Naturalmente, se si preferisce dare un’occhiata allo shopping arcense (moltissimi i negozi di abbigliamento e attrezzatura alpinistica ed escursionistica nonché ciclistica) la via di percorrenza è senz’altro la via Segantini per arrivare alla Piazza avvolti nell’atmosfera turistica, ad ogni periodo dell’anno, che permea Arco e le sue zone limitrofe. Risaliti dunque alla via Bettinazzi si sale poi decisamente per la via al Castello che termina, o per meglio dire continua, in un oliveto, inerpicandosi fino a trovare i confini (e la strada) che porta al castello. Ed è qui che torna il Sig. Rilke col suo romanticismo:
"Ci tenevamo in silenzio per mano.
Nei tuoi occhi, una luce di sogno. La notte già per le scale senza suono ascendeva al castello solitario. Cento porte in silenzio si schiudevano e una veste frusciava, misteriosa. Pallidi fiori, le stelle sospese in alto oltre il bordo delle mura." |
“So un castello grigio in riva al lago.
Vi corrono anditi segreti. E’ come se a tutte le porte sentissi, o mia fata lontana, frusciare le tue vesti. Nel grigio castello in riva al lago. So un castello grigio in riva al lago, un silenzioso giardino. Par quasi di vederti che m’accenni fra i teneri oliveti. Vorrei restare solo ad aspettarti in quel castello grigio in riva al lago.” |
Dal Castello al Laghel
Troviamo i raccoglitori d’olive al lavoro (siamo d’altronde in epoca di raccolta). L’olio del Garda (di Riva e Arco in particolare) è molto rinomato. Purtroppo la mia sollecitudine alla partenza mi fa arrivare troppo presto per la visita al castello che, altrimenti, varrebbe la pena. Ci avviamo dunque, in leggera discesa e risalendo poi al bivio, verso la piccola chiesa di Santa Maria Annunziata di Laghel. La chiesa venne costruita tra il 1721 e il 1725 a partire da un antico capitello dedicato alla Madonna, la cui struttura fu inglobata in quella del presbiterio. La facciata settecentesca della chiesa, che in base a quanto ancora visibile in controfacciata doveva presentare un profilo a due spioventi, venne nascosta dagli interventi di ampliamento eseguiti sullo scorcio del XIX secolo. Tra il 1893 e il 1895, infatti, la tettoia lignea che precedeva la chiesa fu abbattuta e sostituita con un atrio coperto, sormontato da una stanza per abitazione, che andarono ad anteporsi alla facciata. Il campanile, addossato al lato sud, è parzialmente inglobato nella struttura muraria del presbiterio e presenta una cella campanaria illuminata da quattro monofore e una copertura a cipolla. Lungo la strada che sale alla chiesa da Arco si trovano tredici capitelli eretti tra il 1895 e il 1896 componenti altrettante stazioni di una Via Crucis che si conclude nella cappella del Santo Sepolcro della chiesa stessa. Anche qui troviamo l’amico Rilke che illustra le bellezze del loco, svestendole in questo caso della sacralità per vestirle di un alone di mistero.
“ So una chiesuola piccola sul monte
dal pomolo tutto rugginoso.
Grigia teoria d’incappucciati monaci,
vanno i cipressi in cerca dell’altura.
Santi dimenticati
abitan soli lo scrigno dell’altare.
La sera offre loro corone
dalle finestre cave.”
“ So una chiesuola piccola sul monte
dal pomolo tutto rugginoso.
Grigia teoria d’incappucciati monaci,
vanno i cipressi in cerca dell’altura.
Santi dimenticati
abitan soli lo scrigno dell’altare.
La sera offre loro corone
dalle finestre cave.”
Dal Laghel alla Mandrea
Abbandoniamo la piccola cappella per avviarci sulla stradina in cemento che si inerpica per breve tratto, seguendo il sentiero 408 e poi spianando tra coltivazioni di olivi e case sparse. Davanti ad una di queste, a metà di un’erta. la strada ridiventa sentiero girando decisamente a sx. e inerpicandosi su un lungo sentiero che trasporta ora in un bosco ora su una scoscesa parete da cui si possono comunque ammirare i rilassanti paesaggi che digradano verso il lago. Arriviamo così, dopo un’ultima ascesa, alla stradina asfaltata che conduce alla località Mandrea, piccolo nucleo di case ora abitate solo d’estate.
Dalla Mandrea al Rifugio San Pietro al Monte Calino Link alla pagina del Rifugio
Dalla strada torniamo sul sentiero che nel frattempo è diventato il 409 a sx.. Dopo un po’ incrociamo il 407 (It. Garda-Brenta var.) e sbuchiamo alla frazione Tovo per poi scendere all’altra frazioncina di Treni. Qui mi sovvien la canzone di Fossati, "I treni a vapore" , anche se non c’entra col contesto ma è solo per associazione di nomi.
“Mi sogno i sognatori che sognano la primavera
o qualche altra primavera da aspettare ancora
fra un bicchiere di neve e un caffè come si deve quest’inverno passerà
come i treni a vapore il dolore passerà.”
La frazioncina consta di tre case(o quattro) seminascoste nella foresta e si attornia per proseguire, seguendo sempre il s. 401, verso il M.Calino e il Rifugio S.Pietro che si raggiunge camminando in un bel bosco su ampia dorsale, dopo un’oretta circa (da Treni).
Siamo dunque sul Monte Calino, a 974 m., presso una antica chiesetta del 1683, ma pare risalga addirittura al medioevo, e qui sorge il rifugio San Pietro. Accanto alla chiesa sorgeva l'antico romitorio, dimora di un eremita, che fu acquistato dalla Sezione SAT di Riva del Garda nel 1930; ampliato e trasformato in rifugio venne inaugurato nel 1931. Tra il 1995 ed il 1996 stato sottoposto ad una serie di lavori di ristrutturazione. Il nuovo rifugio stato inaugurato nell'autunno del 1996. Questo edificio, che si raggiunge facilmente da Ville del Monte oppure da Calvola, frazione superiore di Ville, è ubicato in una posizione felicissima e molto panoramica.
Salire al rifugio equivale ad immergersi in un'atmosfera d'altri tempi a cui contribuisce il paesaggio, l'ambiente e le architetture; ad esempio il borgo medioevale di Canale di Tenno e di Calvola, sapientemente recuperato rispettando le antiche architetture rurali, i nuclei abitativi tra le strette viuzze selciate. Dal rifugio si possono intraprendere alcuni interessanti e panoramici itinerari verso le cime del Gruppo del Casale ed il Lomaso. (fonte SAT) Splendido il panorama sarebbe ma la foschia non fa che lasciar intravvedere l’azzurro pallido del lago.
“Mi sogno i sognatori che sognano la primavera
o qualche altra primavera da aspettare ancora
fra un bicchiere di neve e un caffè come si deve quest’inverno passerà
come i treni a vapore il dolore passerà.”
La frazioncina consta di tre case(o quattro) seminascoste nella foresta e si attornia per proseguire, seguendo sempre il s. 401, verso il M.Calino e il Rifugio S.Pietro che si raggiunge camminando in un bel bosco su ampia dorsale, dopo un’oretta circa (da Treni).
Siamo dunque sul Monte Calino, a 974 m., presso una antica chiesetta del 1683, ma pare risalga addirittura al medioevo, e qui sorge il rifugio San Pietro. Accanto alla chiesa sorgeva l'antico romitorio, dimora di un eremita, che fu acquistato dalla Sezione SAT di Riva del Garda nel 1930; ampliato e trasformato in rifugio venne inaugurato nel 1931. Tra il 1995 ed il 1996 stato sottoposto ad una serie di lavori di ristrutturazione. Il nuovo rifugio stato inaugurato nell'autunno del 1996. Questo edificio, che si raggiunge facilmente da Ville del Monte oppure da Calvola, frazione superiore di Ville, è ubicato in una posizione felicissima e molto panoramica.
Salire al rifugio equivale ad immergersi in un'atmosfera d'altri tempi a cui contribuisce il paesaggio, l'ambiente e le architetture; ad esempio il borgo medioevale di Canale di Tenno e di Calvola, sapientemente recuperato rispettando le antiche architetture rurali, i nuclei abitativi tra le strette viuzze selciate. Dal rifugio si possono intraprendere alcuni interessanti e panoramici itinerari verso le cime del Gruppo del Casale ed il Lomaso. (fonte SAT) Splendido il panorama sarebbe ma la foschia non fa che lasciar intravvedere l’azzurro pallido del lago.
Dal Rif. S.Pietro a Varone di Riva
Dopo aver mangiato al sacco (il rifugio chiude per un periodo a novembre per poi rimanere aperto durante le Festività) riparto. Per un recente smottamento il breve sentiero attrezzato che scende sotto il rifugio è chiuso ma, incurante del pericolo (e della sicurezza a dire il vero-mea culpa!) lo percorro ugualmente avendo visto sulla cartina che è effettivamente molto breve. Sempre in discesa arrivo dapprima a Calvola (642m.), che attraverso, e poi finalmente a Tenno. Le suggestioni dell’antico rurale si materializzano nelle costruzioni, anche se inframezzate da inserti moderni e tecnici. Il comune, seguendo parzialmente l’esempio della vicina Canale ha cercato di limitare al massimo le ingerenze tecnologiche nel contesto urbano ma non è sempre possibile conciliare la volontà paesaggistica e storica con la modernità e le naturali esigenze che la popolazione ha per non sentirsi prigioniera del proprio passato. Qui potrebbe concludersi il mio cammino, attendendo un autobus che, fuori stagione, non è sempre presente. Decido quindi (ma era nelle previsioni già dal mattino) di scendere ancora fino a Riva. Attraversata la strada che collega il Garda al Lomaso (sp. 421) mi dirigo verso il castello (privato) e da qui nel Borgo di Frapporta a ridosso che richiama ancora una volta la ruralità in uso da queste parti fino alla metà del XX° sec. La bella chiesetta di S.Lorenzo, poco sotto il borgo, è, come recita il cartello postovi all’esterno, uno dei più interessanti esempi di arte trentina d’impronta romanica. Fregi lapidei dell’VIII-IX sec., sono visibili all’esterno dell’abside, all’interno importanti affreschi databili tra la seconda metà del XII° e l’inizio del XVI° sec., in particolare il martirio di San Lorenzo e un Giudizio Universale del 1384 del veronese Giuliano d’Avanzo. Allontanatici dalla chiesetta scendiamo in una valletta che percorre da sopra le cascate del Varone, di cui oltrepassiamo il bacino superiore (si vede dalla cartina geografica). In un paesaggio che si fa via via maggiormente antropizzato scendiamo fino al Varone ed alla prima fermata disponibile dell’autobus che ci porti o alla stazione di Riva o direttamente ad Arco, dove abbiamo lasciato la macchina. Il servizio è svolto dalle linee urbane 1 e 2. Ultima scoperta della nostra escursione la chiesetta del Pernone, al Varone. Come recita il cartello posto sulla piazzetta davanti (parco giochi) si tratta di una delle più antiche chiese dell’Alto Garda, come dimostrano le operazioni di scavo effettuate in occasione del restauro. Sono venute alla luce sepolture sembra risalenti al V° e VI° sec. nonché un fregio preromanico all’interno del campanile. La chiesa è intitolata alla Maria del Perdono e così viene citata negli statuti del 1274. Da allora fu sempre attiva, anche se trascurata, fino all’Ottocento quando venne abbandonata e sconsacrata per la costruzione della nuova chiesa, più attinente alle esigenze della cresciuta popolazione.
In tutto circa 6 ore di bel cammino, in un contesto quasi essenzialmente boschivo a parte le parti iniziali e finali; il dislivello è circa di 950-1000 m. Decisamente priva di difficoltà tecniche (se si esclude la brevissima discesa dal Rifugio, bypassabile però su strada forestale con aumento della percorrenza) si può definire Escursionistica. Consigliata a fine inverno-inizio primavera o autunno. L’estate, data la bassa quota e la condivisione con alcuni tratti di percorsi per MTB, è forse da evitare. In caso rifornirsi di molta acqua ad Arco o eventualmente a Laghel.