14 AGOSTO: TRE CIME DEL BONDONE .... + una |
Una volta all’anno ci vuole. Il giro delle Tre Cime, imperativo per ogni Bondonero che si rispetti e come io mi pregio di essere. E’ classico ma ogni volta mi sa dare nuove emozioni, nuovi, stimolanti paesaggi, già visti eppure mai veduti, assaporati con sempre nuova soddisfazione.
Verso il Cornetto....
Si parte, come dovere dalle Viote, di buon’ora per evitare di dover riporre la vettura sui prati (eh, eh, eh per chi segue il gruppo Facebook “L’altro Bondone” questa mia risatina epistolare evoca una delle tante pagine di critica alla mancanza di educazione e di rispetto, dell’ambiente e delle leggi della gente, non solo di turisti o extracomunitari). Un caffè alla Capanna Viote e via, attraverso il sentiero appena tracciato sui prati davanti la Capanna, la Terrazza delle stelle, dove indugio un attimo per un selfie itinerante (vedi palla di vetro qui sotto) e discesa attraverso la torbiera.
La giornata si presenta leggermente fresca, data l’ora ma assolata e quindi molto promettente. La salita, da solo ma accompagnato da alcuni turisti che, o vanno avanti (pochi), o si staccano (i più) o tornano indietro. Incrociando le parole con alcuni escursionisti sento di due persone che hanno visto (vero???) due orsi scendere tranquillamente dalle praterie sotto le cime. Lo scetticismo è d’obbligo. Siamo nella zona dove, pochi giorni fa, è stata uccisa la famigerata KJ2, la cosiddetta “orsa assassina” e questi quindi dovrebbero esserne i “piccoli” (psicosi?). Tra l’altro, all’uscire dalla Capanna Viote venivo sollecitato ad osservare e identificare, visto lo zoom della mia macchina foto, una macchia nera presente sui prati poco sopra Malga Fragari. Era solo un cavallo. Mah. Fatto sta che proseguo, dapprima tra i mughi e poi tra i sassi per arrivare, dopo non molto tempo ma molte foto, alle pendici del Cornetto. Lo salgo dando una mano nella salita a due ragazzi che non capivano la via di salita (per la verità si poteva segnare meglio, visto essere questa la meta più gettonata, essendo anche la vetta più alta del gruppo del Bondone). Non descriverò la vista, il video è qui sotto, emozionante come sempre.
Panorama dal Cornetto
....Doss d'Abramo
Scendo in breve per recarmi, pur se non ne abbisogno, ad un altro “must” del Giro delle Tre Cime: la fontana delle Roggiole. L’acqua qui è fresca, per non dire freddissima, sempre ed il getto, specie dopo le copiose piogge dei giorni scorsi, è abbondante. Sono passato diverse volte da queste parti ma la fontana è come una Madonnina, non ci si può esimere dal farle un saluto. Mentre mi abbevero voracemente (“goso”) descrivo il sottostante paesaggio (il versante di Garniga) a tre escursionisti provenienti dal Bleggio e non avvezzi ai paesaggi aspri del Bondone e soprattutto alla sua topografia. Questi, accompagnati da due cani, mi chiedono consiglio per la salita al Doss d’Abramo con i loro amici a quattro zampe. Io, da buon accompagnatore sezionale, sconsiglio di salire con i quadrupedi ma lo consiglio ai bipedi, magari in due fasi per non lasciare i cani soli all’attacco della salita, ferrata e quindi inibita ai cani. Rinunciando i tre io mi avvio verso la cima, senza casco né imbrago seppure un cartello avverta di munirsene prima della salita. Salgo tranquillo e, dopo aver raggiunto la croce con la campanella, bevo un po’ d’acqua delle Roggiole (di cui ho fatto scorta nella mia thermos) e scendo dal versante est (piccola ferrata, non la Giulio Segata che seppure riaperta è troppo difficile da fare senza imbrago e in discesa).
Panorama dalla Croce del Doss d'Abramo
....Cima verde
Mi riaggancio al sentiero delle Tre Cime e mi avvio, in mezzo ai mughi della cresta, verso l’ultima (?) cima della giornata, la Verde che raggiungo in breve. Anche qui il panorama è, permettetemi, mozzafiato. E’ questa l’unica cima che non ha una sua croce in cima ma solo l’indicazione di località poco sotto, all’incrocio del sentiero 636, che stiamo percorrendo, con il 630, denominato Sparavei e che sale da Malga Albi e Garniga per una ripida dorsale. due escursionisti hanno scelto l'anfiteatro ovest che spazia sulla Cima della Rosta e la Valle dei Laghi (per non dire del Brenta etc..) per godersi il pranzo.
Panorama (anche fotografico-sopra) dalla Cima Verde
.... verso il nuovo rifugio viote
Dopo qualche foto e un sorso di Roggiole proseguo in discesa, verso la piana delle Viote, invitante come una verde valle. La discesa è, come di consueto, difficile data l’elevata umidità e la ripidità del pendio. Arrivato in fondo (non senza superare altri due escursionisti, permettetemi un po’ di autocompiacimento) continuo il sentiero che gira a dx. attraversando la Riserva Naturale delle Viote, dove qualche genialoide voleva fare un campo da golf, fino a costeggiare Malga Fragari (gli armenti che avevo affiancato stamani si erano nel frattempo spostati un po’ verso la Val dei Cavai e la Bocca di Vaiona). Da qui si ritorna all’imbocco del sentiero e si conclude sui prati sottostanti la Capanna Viote. Voglio andare a vedere il Rifugio Viote, passato da poco a nuova gestione e magari fermarmi a mangiare (sono solo le 13,00 o giù di lì). Gente ce n’è parecchia, ciononostante un tavolo libero all’interno ci sarebbe. Purtroppo la signora che sembra gestire il tutto (un po’ caotico il servizio ma può essere il forte afflusso e la poca esperienza), pronta a darmi un posto all’esterno, non vuole accomodarmi, forse vuole tenerlo per qualcuno che ha prenotato, non so. Purtroppo la mia idiosincrasia Mi limito a dissetarmi con una buona birra (altro must di post escursione) e riprendo la macchina al parcheggio della Capanna.
palon
Ma ho ancora voglia di cime. Arrivo a Vason e parcheggio sotto il sempre bel Hotel Montana e salgo per la mia quarta cima. Arrivato di fronte agli impianti però non ho il coraggio di impegnarmi di nuovo e decido di salire con la seggiovia. (Balle, lo avevo deciso ancora prima, ma non ho resistito alla febbre da “bufala”). Mi pare che la seggiovia, che ben conosco dall’inverno, faccia un giro panoramico, nel senso che ci mette molto di più rispetto alla stagione bianca ma forse è solo una mia impressione. Comunque, complice una piccolissima sosta, ci mettiamo quasi 15 minuti a salire. Arrivati lassù, alla “fantastica quota di 2092 m., un caffè ci vuole. Poi il must fotografico panoramico e giù a piedi stavolta, per il sentiero dei Mughi, con i cartelli ultimi rimasugli di quello che era il Patto Territoriale Monte Bondone che stanno venendo pian piano rimpiazzati con nuova segnaletica marchiata Rete Riserve. Il tempo passa comunque ma il Bondone, consentitemi, il mio Bondone, è sempre bello ed appagante. All’anno prossimo per le Tre (Quattro) cime, a quest’inverno per la bianca compagnia.
Panorama dal Palon, fotografico