15 agosto: Resia, il lago, la montagna, le fortezze, la spiritualità
Arrivando....
Lungo il Passo Resia, tra il 1939 ed il 1942, fu realizzata una lunga linea difensiva con sbarramenti anticarro, posti di combattimento tattico, caserme, bunker e linee di rifornimento. Nell’intero vallo Alpino, le linee di difesa servivano da protezione, nonostante l’alleanza con Hitler, alla possibile invasione tedesca: i lavori infatti proseguirono segretamente e perfino la popolazione locale ne ignorava l’esistenza. Nel marzo del 1938 la politica espansionistica della Germania in Europa meridionale raggiunse il proprio apice: con l’adesione dell’Austria, Italia e Germania arrivarono al contatto diretto. Il vacillare della politica fascista (prima a favore della Germania, poi ostile e infine neutrale) e il disaccordo relativo all’Alto Adige, convinsero Mussolini, nel novembre del 1939, a erigere fortificazioni lungo il confine settentrionale. Nel gennaio dell’anno successivo era già stato realizzato, nelle zone di confine altoatesine, un primo sistema difensivo con 66 impianti. La realizzazione del Vallo continuò fino alla primavera del 1942: in ottobre infatti i lavori furono sospesi a causa delle proteste tedesche. Le fortificazioni della zona di Pian dei Morti furono assegnate alla Guardia di Frontiera: si trattava di 10 piccole postazioni in casamatta, alcune con ricovero annesso, una postazione in batteria, 9 casermette difensive in grado di accogliere 20-30 soldati e lo scavo di una grande opera in caverna.
Alla ricerca del sentiero. salendo... le sorgenti dell'adige
Il nome in codice per la NATO è “Vocca” per il Bunker che veniva chiamato “Sorgente dell’Adige”. Oggi è stato restaurato e viene gestito dall’Associazione Culturale Oculus il cui simbolo, un occhio appunto, si trova apposto sui cartelli per raggiungere le fortificazioni di cui sopra che vengono curate sempre dall’Associazione. L’edificio del bunker ospita una esposizione sulla storia della realizzazione dello sbarramento e sull’importanza di questa valle dal punto di vista strategico. Iniziati nel 1939 e interrotti nel 1942, i lavori ripresero negli anni ‘50, rimettendo in funzione alcuni impianti di difesa muniti di mitragliatrici e cannoni. Grande circa 450 mq., il bunker è stato arredato con tavoli e lettini e possiede gruppi di fuoco esterni in calcestruzzo ben camuffati dalla vegetazione. Il bunker vene eretto in corrispondenza della sorgente dell’Adige per paura che il nemico avvelenasse l’acqua destinata alle truppe italiane. Oggi la sorgente non può essere vista in quanto raggiungibile solo tramite un cunicolo e l’acqua del fiume Adige fuoriesce dal bunker grazie ad una conduttura. Comune ed Associazione turistica hanno dichiarato ufficialmente come sorgente del fiume un rigagnolo che si trova più in basso rispetto alla fonte: l’esatta della posizione della sorgente dell’Adige è stata individuata solamente dopo la demilitarizzazione del bunker.
La fortezza dimenticata, il pian dei morti
La località Pian dei Morti si trova a 2000 m. d’altezza, sopra al lago di Resia, al confine con l’Austria. Il toponimo deriva dalla italianizzazione di epoca fascista “piano morto” (Plamort). Lo sbarramento, che fa parte del Vallo Alpino, si trova all’interno del XIII° Settore di copertura Venosta. Il fossato anticarro a forma di “denti di drago” (Drachenzähnen), quasi una stravagante opera d’arte, costituisce la caratteristica peculiare di questo sbarramento. In realtà, dal versante austriaco non esisteva una vera e propria strada carreggiabile, ma soltanto una mulattiera che, secondo lo Stato Maggiore Italiano, poteva essere in breve tempo adattata per essere percorribile anche da mezzi corazzati. Questo particolare ostacolo anticarro (Panzersperre) fu realizzato nel giugno del 1938 in una torbiera. Lo sbarramento si compone di 2 tipologie di ostacoli, alternati a seconda del terreno: nelle zone in cui questo è più solido si trova un fossato anticarro costellato da massi (alto 150 cm., è spesso 120 cm. Alla base e 60 cm. Nella parte superiore), mentre nella torbiera si trova quello con gli spuntoni a forma di “denti di drago”. Di forma tronco- conica, sono formati da un corpo centrale ligneo ricoperto di calcestruzzo, alto tra i 90 e i 120 cm. (alternati) e con una base di 50 cm. di diametro (sormontata da un cono in acciaio). Venivano piantati nel terreno con lo stesso principio delle palafitte e sistemati su 3 linee parallele. Tale soluzione, ostacolo insuperabbile per i carri armati in un tipo di terreno aquitrinoso, consentiva il drenaggio delle acque e dei detriti, mentre in caso di neve, assicuravano, a causa dello sfondamento e dell’urto, l’arenamento dei carri che passavano sopra i coni stessi. Non si tratta dell’unica opera militare in quest’area: ci sono infatti bunker un tempo dotati di cannoni, postazioni per mitragliatrici e ricoveri per soldati collegati da gallerie. Lungo la strada che dalla valle porta allo sbarramento si trovano molti tombini per lo scolo dell’acqua, dove si celano dei fornelli di mina: sotto la sede stradale passa infatti una galleria. Dopo l’armistizio del 1943 le truppe naziste invasero il nord Italia attraverso l’Alto Adige, cosicchè le strutture dello sbarramento vennero armate e occupate dai soldati italiani, che nel generale clima di sbandamento opposero ben poca resistenza. Solamente un bunker rispose al fuoco: la sua difesa tuttavia risultò vana e le fortificazioni vennero presto occupate dai tedeschi. Tra il 1959 ed il 1962, lo sbarramento fu mantenuto operativo, mentre dal 1998 viene regolarmente controllato e usato per l’addestramento delle truppe alpine appartenenti all’Esercito Italiano.
Ritorno... con vista
Dal chiaro lago di Resia, lungo sei chilometri, e davanti alle maestose montagne della selvaggia Vallelunga, emerge solitario un campanile sommerso. La storia, però, che sta dietro a quest’immagine da cartolina, “il campanile nel lago”, è molto meno idilliaca. La chiesetta romanica del 14° secolo è muta testimone dell’irresponsabile costruzione della diga avvenuta subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Tutto però si svilupò in modo completamente diverso. Un bacino artificiale per la produzione di energia elettrica era il progetto successivo ancora sotto l'impero austro - ungarico. Il governo italiano (dopo la prima guerra mondiale, nel 1919, il Tirolo è stato diviso col patto pacifico di St. Germain, e l'Alto Adige annesso dall'Italia) nel 1920 ha ripreso il progetto e ha concesso una elevazione del livello d'acqua fino a 5 metri. La dimensione di questo progetto non era tanto preoccupante perché non aveva un immediato pericolo per i paesi Curon e Resia.
Nel 1939 lo Stato concesse al consorzio "Montecatini" la costruzione di una diga in basso al "Mittersee", la quale doveva permettere un ristagno d'acqua fino a 22 metri. La popolazione di Curon e Resia veniva totalmente trascurata. Con l'inizio della seconda guerra mondiale il progetto fu temporaneamente abbandonato. Gli abitanti dell'alta Val Venosta credettero che il progetto del bacino artificiale fosse sepolto per sempre. Nel 1947 peró, sbalordendo le popolazioni dei due paesi, la "Montecatini" annunció l'immediato proseguimento della costruzione del lago artificiale.
Nell’estate del 1950 tutto era ormai pronto. Le chiuse sono state serrate e l’acqua si è alzata. 677 ettari di terreno sono stati sommersi, quasi 150 famiglie hanno perso i loro averi, la metà di questi è stata costretta all’emigrazione. I risarcimenti erano molto modesti. Gli abitanti di Curon sono stati sistemati in delle baracche di fortuna costruite in gran fretta all’inizio di Vallelunga. Con questo progetto di diga, nato al tempo del fascismo, centinaia di famiglie hanno perso le basi della loro esistenza.
Oggi il campanile nel lago a Curon è stato messo sotto protezione ed è diventato una calamita per turisti e il simbolo del comune.
Tutto però si svilupò in modo completamente diverso. Un bacino artificiale per la produzione di energia elettrica era il progetto successivo ancora sotto l'impero austro - ungarico. Il governo italiano (dopo la prima guerra mondiale, nel 1919, il Tirolo è stato diviso col patto pacifico di St. Germain, e l'Alto Adige annesso dall'Italia) nel 1920 ha ripreso il progetto e ha concesso una elevazione del livello d'acqua fino a 5 metri. La dimensione di questo progetto non era tanto preoccupante perché non aveva un immediato pericolo per i paesi Curon e Resia.
Nel 1939 lo Stato concesse al consorzio "Montecatini" la costruzione di una diga in basso al "Mittersee", la quale doveva permettere un ristagno d'acqua fino a 22 metri. La popolazione di Curon e Resia veniva totalmente trascurata. Con l'inizio della seconda guerra mondiale il progetto fu temporaneamente abbandonato. Gli abitanti dell'alta Val Venosta credettero che il progetto del bacino artificiale fosse sepolto per sempre. Nel 1947 peró, sbalordendo le popolazioni dei due paesi, la "Montecatini" annunció l'immediato proseguimento della costruzione del lago artificiale.
Nell’estate del 1950 tutto era ormai pronto. Le chiuse sono state serrate e l’acqua si è alzata. 677 ettari di terreno sono stati sommersi, quasi 150 famiglie hanno perso i loro averi, la metà di questi è stata costretta all’emigrazione. I risarcimenti erano molto modesti. Gli abitanti di Curon sono stati sistemati in delle baracche di fortuna costruite in gran fretta all’inizio di Vallelunga. Con questo progetto di diga, nato al tempo del fascismo, centinaia di famiglie hanno perso le basi della loro esistenza.
Oggi il campanile nel lago a Curon è stato messo sotto protezione ed è diventato una calamita per turisti e il simbolo del comune.
Mariaberg
L’Abbazia di Marienberg, chiamata anche Monte Maria, si trova nel territorio comunale di Malles, sopra la località di Burgusio in Val Venosta. La costruzione, simile ad una fortezza, fu fondata nel XII secolo dai Nobili di Tarasp. I primi monaci erano provenienti dall’Abbazia dei Benedettini di Ottobeuren in Baviera. Nel 1724 i monaci fondarono un liceo classico a Merano, nel XX secolo invece l’Abbazia di Monte Maria ospitò un liceo privato. Il liceo ebbe grande successo, grazie anche ai noti professori Pius Zingerle, Albert Jäger e Beda Weber. Nel 1928 i monaci dovettero però abbandonarlo. Ma ancora oggi i monaci si dedicano all’organizzazione di workshop e corsi di meditazione, facendo dal convento pertanto il posto ideale per ritrovare pace ed armonia. Al primo piano del convento si trova dal 2007 un museo, il quale vi aspetta con documenti storici e tesori artistici che illustrano la vita quotidiana al monastero e l’esempio di San Benedetto. Una particolarità si trova nella cripta: il ciclo di affreschi romanici, con le famose raffigurazioni angeliche, risale agli anni 1175 e 1180, e rappresenta uno straordinario esempio di arte romanica altoatesina. Gran parte degli affreschi fu scoperta nel 1877, mentre l’intero ciclo fu liberato solo nel 1980, quasi un secolo dopo. Anche questi affreschi si possono vedere al museo - in un film. Tutto il museo è privo di barriere architettoniche.
Orario d’apertura - museo:
dal 15 marzo al 31 ottobre 2017
da lunedì a sabato dalle ore 10.00 alle 17.00
chiuso la domenica e nei festivi (religiosi)
(tranne Lunedì dell’Angelo e Lunedì di Pentecoste)
visita guidata ogni 1° mercoledì del mese alle ore 11.00
(prenotazione richiesta fino al giorno precedente alle ore 12.00)
Ingresso - museo:
Euro 5,00 (adulti), gratuito per bambini e ragazzi sotto i 14 anni Euro 2,50 (scolari, studenti)
gratuito con la Museumcard o museumobil Card
Ulteriori informazioni:
tel. +39 0473 843980, [email protected]
Orario d’apertura - museo:
dal 15 marzo al 31 ottobre 2017
da lunedì a sabato dalle ore 10.00 alle 17.00
chiuso la domenica e nei festivi (religiosi)
(tranne Lunedì dell’Angelo e Lunedì di Pentecoste)
visita guidata ogni 1° mercoledì del mese alle ore 11.00
(prenotazione richiesta fino al giorno precedente alle ore 12.00)
Ingresso - museo:
Euro 5,00 (adulti), gratuito per bambini e ragazzi sotto i 14 anni Euro 2,50 (scolari, studenti)
gratuito con la Museumcard o museumobil Card
Ulteriori informazioni:
tel. +39 0473 843980, [email protected]